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GRIMALDI
UNA FAMIGLIA SPECIALE
....le loro opere.
Il primo dei GRIMALDI
che è venuto a Pietravairano è stato Giovanni Battista marito della
nobile Donna Maria Negroni , vissuto tra il 1524 e il 1612, con il
figlio Ansaldo che fu il primo Marchese
della "Petra".
Il Marchese Ansaldo
contrasse due matrimoni il primo con Elena Silvia Citarella Di Napoli da
cui non ebbe figli e il secondo con Costanza Pignatelli dalla quale ebbe
tre figli uno dei quali Agostino nato nel 1576 che fu il
SECONDO
MARCHESE di Pietravairano
Il
20 Agosto 1582
Agostino I Grimaldi
( TERZO MARCHESE DI PIETRAVAIRANO), figliuolo di Ansaldo, divenne marchese di Pietravairano. Sposò Ginualda Settimio. Ebbe cinque figli: Agostino II,
Nicola, Arnaldo, Silvestra e Giov. Battista.
TERZO MARCHESE DI
PIETRAVAIRANO : FRANCESCO
GRIMALDI quartogenito e primo dei figli maschi di AGOSTINO nacque a Pietravairano come tutti gli altri nel PALAZZO MARCHESALE il 26 novembre
1606. Fu uomo di vasta cultura aperto ad idee innovatrici della vita del
tempo, nello spirito e nell'azione, il Marchese Grimaldi conservò la sua
fede Cristiana. Nel suo Palazzo , ricco di opere d'arte , volle far
costruire una cappella che dedicò a S. Caterina nome di sua nuora moglie
di Agostino II. La cappella fu benedette l'8 settembre 1662
Nel
1644 il vecchio
Francesco, dopo una lunga questione coi de Penna, ebbe l'intestazione
dei feudi di S. Angelo-Raviscanina e Pietravairano. jPer testamento del
15 gennaio 1670 gli successe il figlio Agostino II, che, essendo
gravemente ammalato, dovette lasciare il feudo
al fratello Arnaldo, che
sposò " la ragguardevole" dama Teresa Cataneo. Questi accrebbe la sua
ricchezza di "annui ducati 1000" sui frutti e sulle entrate del feudo di
S. Felice in virtù del contratto "roborato" dal Regio Assenso.
Morì il 31 agosto 1675 fu seppellito insieme all'amata consorte nella
Cappella di famiglia nella Chiesa di S.Maria della Vigna.
Ma Arnaldo ebbe questi
beni feudali per pochi anni, perchè il fratello primogenito Agostino II,
sposato con Brigida Spinola, da cui ebbe figlia Settimia, morì e con
testamento lasciò unica erede la suddetta figlia, che nel 1682 ricevè "
significatoria " per il "relevio" ( tassa di successione).
Il
16 giugno del 1697
con istrumento cedette i suddetti beni allo zio Giovanni Battista, perchè si ritirò nel chiostro di Pizzofalcone ( o S. Maria dell'
Egiziana in Napoli ).
Lo zio Arnaldo, con
atto stipulato in Genova il 26 giugno 1697 e confermato a Napoli il 20
dicembre dello stesso anno , acconsentì che il fratello Giov. Battista
divenisse Signore dei feudi.
Il
21 luglio 1698
Arnaldo ebbe l'intestazione delle suddette terre. Questi il 22 luglio
c.a. dopo aver sollecitato la Regia Camera, passò il possesso di S.Angelo-Raviscanina, di Pietravairano e di S. Felice al Fratello Giov.
Battista.
Morto Arnaldo il
fratello G. Battista pagò nel 1725 la tassa di "transazione di ducati
300". Morto anche questi il 10 dicembre 1727 successe il figlio
Francesco II, che pagò il "rilievo" con riserva e il
27 gennaio 1728
ebbe l'intestazione di tutti i feudi.
Nel 1737 la "terra di
Pietra vairano "fu tassata per fuochi 250 a 42 carlini a fuoco. I "bonatenenti"
(possessori di beni) non abitanti furono 60. Anche in quei tempi i
possessori più ricchi, per evitare il pagamento delle tasse durante il
censimento fiscale si trasferivano in altri "lochi"....
I Marchesi
Grimaldi acquistarono nella Chiesa di Santa Maria Della Vigna ,la
cappella a sinistra prima della scalinata che porta alla cripta detta
del SS.mo nome di Dio aveva un altare di stucco con stemma in marmo dei
Grimaldi. Successivamente i Grimaldi entrarono in possesso anche della
Cappella attigua detta di S. Andrea nel 1622, che era stata
precedentemente adibita a sagrestia.
Il ****Palazzo Ducale dei
Grimaldi (distrutto dai bombardamenti durante l'ultima guerra) fu
costruito presumibilmente all'inizio del dominio di questa famiglia a
Pietravairano che va dal 1659 al 1806, anno in cui la feudalità venne
abolita in tutto il regno di Napoli.
Al XVI secolo è possibile far risalire
l'estensione urbana al di fuori della prima cinta muraria. Con la
costruzione del palazzo Marchesale ed
altre opere in grande scala, fatte dai Grimaldi, quali il convento dei Alcantarini nel 1755, fatto fuori le mura e nella parte occidentale del
nucleo urbano. Viene anche istituito il mercato settimanale, nella
piazza fuori la porta di S.Andrea che si apriva sotto un'ala del Palazzo
Grimaldi. All'interno della piazza dove c'era e vi è tutt'ora la chiesa
collegiata di S.Eraclio.
*******successivamente il palazzo venne acquistato dai
Saluzzo di Corigliano e solo il 15 marzo del 1914 il feudo ed il Palazzo
ex Marchesale veniva venduto dalle sorelle Beatrice e Anna Maria Saluzzo
al Commendatore Vincenzo Bruno con atto rogato dal notaio Antonio TUCCI
. Ai Bruno venivano venduti tutti i "beni mobili, semoventi e immobili
e diritti accessori od inerenti e costituenti il loro attuale patrimonio
sito in Comune di Pietravairano o Frazione di San Felice ora annessa a
detto Comune ". Veniva chiarito che i beni mobili erano quelli
"costituenti l'arredamento attuale del Castello e della fattoria nonchè
tutto ciò che si trova nelle suddette case , il fastume e gli altri
attrezzi di cantina , le vetture padronali e per uso del fattore ,
finimenti selle e gli attrezzi esistenti nelle scuderie di rimessa ; le
macchine agricole ecc...
***** Descrizione
generale della proprietà di Pietravairano. Consultare l'archivio di
stato di Napoli, Archivio Saluzzo di Corigliano, II. bb. 54 e 56.
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I GRIMALDI
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•Il
20 Agosto 1582 Agostino I Grimaldi, figliuolo di Ansaldo,
divenne marchese Pietravairano. Sposò Ginualda Settimio. Ebbe
cinque figli: Agostino II, Nicola, Arnaldo, Silvestra e Giov.
Battista.
-
•Nel
1644 il vecchio Francesco, dopo una lunga questione coi de
Penna, ebbe l'intestazione dei feudi di S. Angelo-Raviscanina e
Pietravairano : Per testamento del 15 gennaio 1670 gli successe
il figlio Agostino II, che, essendo gravemente ammalato, dovette
lasciare il feudo al fratello Arnaldo, che sposò " la
ragguardevole" dama Teresa Cataneo. Questi accrebbe la sua
ricchezza di "annui ducati 1000" sui frutti e sulle entrate del
feudo di S.Felice in virtù del contratto "roborato" dal Regio
Assenso.
-
•Ma
Arnaldo ebbe questi beni feudali per pochi anni, perchè il
fratello primogenito Agostino II, sposato con Brigida Spinola,
da cui ebbe figlia Settimia, morì e cno testamento. lasciò unica
erede la suddetta figlia, che nel 1682 ricevè " significatoria "
per il "relevio" ( tassa di successione).
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•Il
16 giugno del 1697 con istrumento cedette i suddetti beni allo
zio Giovanni Battista, perchè si ritirò nel chiostro di
Pizzofalcone ( o S. Maria dell' Egiziana in Napoli ).
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•Lo
zio Arnaldo, con atto stipulato in Genova il 26 giugno 1697 e
confermato a Napoli il 20 dicembre dello stesso anno ,
acconsentì che il fratello Giov. Battista divenisse Signore dei
feudi.
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•Il
21 luglio 1698 Arnaldo ebbe l'intestazione delle suddette terre.
Questi il 22 luglio c.a. dopo aver sollecitato la Regia Camera,
passò il possesso di S.Angelo-Raviscanina, di Pietravairano e di
S. Felice al Fratello Giov. Battista.
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•Morto
Arnaldo il fratello G. Battista pagò nel 1725 la tassa di
"transazione di ducati 300". Morto anche questi il 10 dicembre
1727 successe il figlio Francesco II, che pagò il "rilievo" con
riserva e il 27 gennaio 1728 ebbe l'intestazione di tutti i
feudi.
•Nel
1737 la "terra di Pietra vairano "fu tassata per fuochi 250 a 42
carlini a fuoco. I "bonatenenti" (possessori di beni) non abitanti
furono 60. Anche in quei tempi i possessori più ricchi, per evitare
il pagamento delle tasse durante il censimento fiscale si
trasferivano in altri "lochi"....
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FOTO PALAZZO MARCHESALE DEI GRIMALDI
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13 - 14
1 Palazzo Marchesale dei
Grimaldi Visto dall'interno della Porta Sant'Andrea
2 Veduta
Prospettica del Palazzo G.
3 - 4 La chiesa
Collegiata di Sant'Eraclio vista dal Palazzo Grimaldi
5 - 6 Rampa di
accesso al Palazzo Grimaldi dalla Piazza
7- 8- 9 -10
La
chiesa Collegiata di Sant'Eraclio con passetto del Palazzo Grimaldi 10-11-12 I ruderi del
palazzo Grimaldi al Momento dell'abbattimento e rimozione intorno agli
anni 60' 13 Veduta
panoramica dal palazzo Grimaldi della piazza e della Chiesa.
14 Porta
Sant'Andrea incassonata al palazzo Grimaldi .
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CONVEGNO SUL PALAZZO MARCHESALE DEI GRIMALDI
ORGANIZZATO NELLA CHIESA COLLEGIATA DI SANT'ERACLIO PIETRAVAIRANO.
DOMENICA 11 LUGLIO 2011
RELATORI : Avv. Renato Cifonelli storico
Dott. Giuseppe Angelone Seconda Univ. degli
studi di Napoli
Architetto Antonio Leone autore del Plastico
del Palazzo marchesale dei Grimaldi.
(distrutto dai bombardamenti
durante l'ultima guerra
manifesto della presentazione
IMMAGINI DEL CONVEGNO

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FOTO DEL PLASTICO DEL PALAZZO MARCHESALE DEI GRIMALDI SCALA 1:100

.jpg)

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ALTRE OPERE DEI GRIMALDI
NASCITA DEL MERCATO SETTIMANALE
Grimaldi che lo possedettero con il titolo di marchesato sino al 1805
quando la feudalità fu abolita nel Regno di Napoli.Nel 1544 il
feudatario Don Paolo Mastrogiudice concesse ed approvò gli Statuti
Municipali che il 15 febbraio 1547 ottennero anche il Regio
assenso .Negli Statuti, quantunque non sia presente un’organica
suddivisione per materia, è possibile distinguere, in funzione
dell’interesse tutelato, le norme attinenti al settore pubblico
(attività amministrativa, commerciale, giudiziaria e di polizia locale)
da quelle concernenti il settore privatistico, rappresentate in massima
parte dalle norme relative ai danni dati , cioè ai danni provocati alle
proprietà private da animali o da persone. L’agglomerato medievale era
racchiuso da una cinta di mura, con numerose torri rotonde,che iniziava
e si concludeva con il Castello che conserva tuttora l’intera cortina
con due porte, una dal lato del paese e l’altra verso la montagna; nel
suo interno vi sono una grande e robusta torre a forma cilindrica, una
piccola Cappella dedicata alla Santa Croce e grandi cisterne sotterranee
per raccogliere e conservare l’acqua piovana. Nella fortezza era ubicato
il carcere locale. Nei tempi più antichi vi erano soltanto tre porte
Porta Sant’Andrea, Porta vigna e la Porta della Grotta. In seguito, con
l’estendersi dell’abitato si aggiunsero la Porta Nova, la Porta del
Cauto e la Porta San Sebastiano.Il nucleo più antico era ristretto tra
il Castello e l’attuale via Collegiata sulla quale si apriva la
portella, che rappresentava la porta di soccorso della
fortezza. Successivamente, per contenere l' accresciuta popolazione, il
centro urbano si sviluppò anche nella parte sottostante alla via
Collegiata dando origine alla zona denominata sotto la Chiesa. Oltre alla
Porta della Grotta, la più antica e l’unica che consentiva un comodo
accesso da e per la pianura sottostante,va evidenziata quella di
Sant’Andrea che immetteva nella Piazza ove, per privilegio reale
risalente al 1741, si teneva ogni mercoledì un pubblico mercato. Sulla
Piazza si affacciavano la Collegiata di Sant’Eraclio ed il Palazzo dei
Marchesi Grimaldi, una delle famiglie patrizie più insigni nel Regno di
Napoli, che possedette molti feudi e nel 1596, in persona di Ansaldo
acquistò il feudo di Pietravairano sul quale fu trasferito il titolo di
marchese già concesso loro nel 1581 sul feudo di Modugno. I Grimaldi
avevano il privilegio di assistere alle funzioni religiose in Sant’Eraclio
da un coretto, munito di grata, posto al di sopra dell’organo, che
potevano raggiungere attraverso un passetto, sovrastante via Collegiata,
tra la Chiesa ed il loro Palazzo. La famiglia Grimaldi, ebbe sempre a
cuore le sorti del Convento di Santa Maria della vigna nel quale
possedeva due cappelle gentilizie con annesso sepolcro: la Cappella del
S.S. Nome di Dio e quella di Sant’Andrea.Tra gli altri va ricordato il
Cardinale Nicola Grimaldi, il quale fu Legato pontificio a Bologna.
Nella Piazza era ubicato, altresì, il sedile ovvero lo Segio comone**, ove
si svolgevano le riunioni del Parlamento cittadino e, per il rispetto
che si doveva a questo luogo, era severamente proibito insudiciarlo o
portarvi animali. Il Parlamento cittadino, al quale potevano intervenire
tutti i capofamiglia senza alcuna distinzione di condizioni personali o
sociali,si era sviluppato nel Regno di Napoli intorno all’età angioina e
la sua competenza non si esauriva nella nomina dei pubblici
amministratori ma si estendeva a tante altre attività, soprattutto in
materia di entrate e di controllo delle spese.
Nel 1741 con regio Decreto assenso fu istituito in Pietravairano un
mercato pubblico ogni mercoledì.Nel 1744 il Marchese Don Francesco II
aveva " Castello di S.Croce a Castello).
Questi morì il 19 novembre 1746 e il figlio Giov. Battista divenne il
padrone . Nel 1781 dovette sostenere una lunga lite con Carlo Spinola
che affermò di essere lui il Signore legittimo del feudo per "ragioni"
della madre e del nonno Arnaldo Grimaldi.
STATUTI DI S. ERACLIO
Nel 1791 il Re Ferdinando IV dei Borboni " da regio assenso per
l'approvazione degli Statuti della Chiesa di S.Erachio" . Nel 1806 Giov.
Battista per la morte dell'omonimo zio paterno, ebbe i suddetti feudi.
Fu questa l'ultima intestazione feudale perchè il 2 agosto 1806 il Re di
Napoli, Giuseppe Bonaparte, fratello dell'Imperatore Napoleone I ,emanò
la legge sull'abolizione della Servitù Fuedale.
**I Sedili (o Seggi o Piazze) erano delle istituzioni amministrative
della città di Napoli e nel regno i cui rappresentanti, detti Eletti,
dal XIII al XIX secolo, si riunivano per cercare di raggiungere il
bene comune della Città.
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* fonte
Avv. Renato Cifonelli storico
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Porta della discordia
La porta della discordia (*)
di Nicola Mancini
Intorno alla metà del sec. XVIII i buoni rapporti tra l’Università di
Pietravairano ed il marchese Giovan Battista Grimaldi(1) si
erano lentamente deteriorati. Infatti il feudatario, padrone della Terra,
estremamente irritato per due cause ancora pendenti nel Sacro Regio Consiglio,(2) volle
rispondere agli amministratori facendo riparare una vecchia porta sgangherata
che, rimessa in opera il 2 agosto 1752 e serrata con catenaccio, chiuse il
passaggio al pubblico attraverso il cortile del palazzo baronale.
Intorno alla metà del sec. XVIII i buoni rapporti tra l’Università di
Pietravairano ed il marchese Giovan Battista Grimaldi(1) si
erano lentamente deteriorati. Infatti il feudatario, padrone della Terra,
estremamente irritato per due cause ancora pendenti nel Sacro Regio Consiglio,(2) volle
rispondere agli amministratori facendo riparare una vecchia porta sgangherata
che, rimessa in opera il 2 agosto 1752 e serrata con catenaccio, chiuse il
passaggio al pubblico attraverso il cortile del palazzo baronale.
Alla presenza di Domenico Ricciardi, amministratore del marchese, Francesco
Pisacane, protetto da sei soldati,(3) sistemò
la nuova porta che avrebbe impedito ai cittadini il passaggio attraverso il
cortile antistante il palazzo marchesale, al quale cortile, chiuso da muri e
contenente anche le rimesse per le carrozze, si accedeva per due porte. Quella
carrozzabile, posta ad occidente, recava, in alto, su lastra di marmo, lo stemma
di Grimaldi; quella opposta, fatta chiudere dal marchese, era più piccola, ma di
grande comodità per il cancelliere dell’Università, Nicola Albani, che vi
abitava accanto.
Al momento di porre in opera e chiudere la nuova porta fu proprio l’Albani
quello che con più determinazione, spalleggiato dalla moglie, si oppose all’
Erario(4) con
parole offensive ed arroganti, così che il marchese, il giorno 7 agosto, tramite
il suo procuratore, ne fece esposto a don Giuseppe Romano, consigliere della
Regia Camera della Vicaria, chiedendo una giusta punizione per tanta tracotanza.
La personalità dell’Albani ci è nota dal citato articolo di R. Cifonelli dove
l’Albani compare, già dal 1728, come governatore di Pietravairano. In seguito
sarà più volte “eletto” e cancelliere dell’Università, ed in quanto tale ebbe
occasione e competenza per influenzare le decisioni degli amministratori,
sindaci ed eletti, il più delle volte analfabeti. Perciò alcuni cittadini e lo
stesso feudatario non lo ebbero mai in simpatia, tanto che il 24 agosto 1752 il
procuratore del marchese Grimaldi, l’avvocato Carlo Antonio de Blasio, giunse a
definirlo uomo assai facinoroso, inquisito di barbaro omicidio nella Gran
Corte della Vicaria, e colla sua prepotenza a chi fa male, et a chi minaccia,
oltrecche abusandosi dell’uffizio suddetto di Cancelliere sgrava de giusti pesi
i suoi aderenti, e carica tutti quelli che sono zelanti del bene pubblico
Ma a difesa dell’Albani e dell’ acquisito passaggio attraverso il cortile
intervenne la stessa Università di Pietravairano, che, oltre ad invocare un
esemplar castigo, chiedeva la riapertura immediata della porta che, chiusa,
impediva il passaggio a tutti i cittadini per detta strada pubblica con
incommodo positivo degli abitanti siti in detta contrada, giacchè vengono
necessitati per condursi all chiesa fare strada più lunga e precipitosa.
Nello stesso giorno otto agosto la Regia Camera convocò le parti che sarebbero
dovute comparire entro dieci giorni, rappresentate da un loro procuratore da
scegliersi, secondo la prassi, tra gli avvocati residenti a Napoli ed iscritti
in un apposito registro(5).
Contemporaneamente si ordinò al governatore(6)
di Marzano di prendere informazione di quanto accaduto e di darne dettagliato
resoconto alla stessa Camera. Nel frattempo la porta doveva essere riaperta.
Subito in paese cominciarono gli schieramenti. Infatti tra il 21 ed il 31
agosto, con opportuni atti pubblici, centocinquanta cittadini si dichiararono a
favore del marchese contro l’Albani. Tra loro i notai Stefano Russo, Eraclio
D’Agnenica ed Eraclio d’ Adamo, i sacerdoti don Francesco Simone, e don Eraclio
d’ Adamo
Il governatore di Marzano, al momento di acquisire le dovute informazioni,
alloggiò in casa di Francesco di Robbio, cognato dell’Albani, e perciò l’Erario
del marchese chiese agli organi competenti di non tener conto della relazione
perché le informazioni erano state prese in luogo sospetto senza averne nemmeno
dato avviso all’ amministratore del marchese.
Il 22 agosto il governatore, il suo mastrodatti ed alcuni soldati si recarono
davanti alla porta in questione con l’intento di aprirla secondo quanto
stabilito dalla Regia Camera. Si oppose però l’Erario Domenico Ricciardi, che,
in presenza del notaio Eraclio d’Agnenica, lesse un’istanza protestativa con la
quale si diffidava il governatore dall’ abbattere la porta, facendogli notare
che essa era inserita in una proprietà dei Grimaldi, come chiaramente si
desumeva dallo stemma gentilizio inserito nella muratura. Aggiunse anche che gli
atti della causa erano stati trasferiti dalla Regia Camera della Vicaria al
tribunale del Sacro Regio Consiglio, pertanto il decreto della Vicaria non aveva
nessun valore. Al che il governatore, indeciso sul da farsi, se ne andò col suo
mastrodatti ed i soldati.
Così la porta restò chiusa. Intanto gli amministratori dell’ Università(7),
i sindaci Domenico de Robbio, Federico Iadevaia e Gioacchino Altieri, e gli
eletti, Antonio Marcello, Mattia Lombardo, Giuseppe de Bottis, e Nicola di
Cerbo, avevano affidato la causa all’avvocato Tommaso Ancona e
contemporaneamente, in opposizione all’ altro schieramento ed a favore
dell’Università, ne venne creato un altro composto da oltre 220 cittadini, i
quali, guidati da Lorenzo Iasimone e Carlo Palumbo, entrambi dottori fisici,
cioè medici, nominarono a rappresentarli l’avvocato Gaetano Vendettuoli.
Nell’accanimento della controversia la caccia ai testimoni si rivolse anche
verso i religiosi, i quali, per ripetute esperienze e con la loro autorità, ben
potevano servire la causa dell’Università. Perciò in data del 24 settembre
alcuni sacerdoti del Capitolo della Pietra giurarono, tacto pectore, e
sottoscrissero una deposizione con la quale affermavano di aver da tempo
immmorabile e per antica costumanza l’obligo di andare su quella strada nel
giorno dell’Ottava del Corpus Domini colla processione del Venerabile(8). E
sullo stesso percorso erano sempre passati per ottemperare agli obblighi del
loro ministero, sia in occasione di funerali, sia quando si recavano a
somministrare il Viatico ai moribondi.
Firmarono il documento i canonici don Eraclio de Felice, don Eraclio Pone, don
Geronimo Scorpo, don Pietro de Robbio, don Giovanni di Cerbo, don Giuseppe
Cannalonga, don Fabio Pitocco, seguiti dall’ arciprete don Vincenzo Perrotta, e
dai sacerdoti don Giovan Battista Bilotta, don Giovanni Mariano, don Giulio
Montanaro e da un altro non identificabile.
In replica alle suddette dichiarazioni comparvero, il 1° ottobre, davanti al
notaio Eraclio d’ Agnenica, diciannove cittadini i quali affermarono che mai
per dette porte e cortile era passata processione, eccetto quella dell’
Ottava del Corpo di Cristo, ed in tale occasione si faceva la benedizione nel
cortile, dirimpetto al portone del palazzo, e quindi il corteo entrava nella
Capella di Santa Caterina, giuspadronato dei Grimaldi, posta proprio dentro il
loro palazzo.(9) I
dichiaranti precisavano che per quei luoghi non vi era mai passata la statua di
S. Eraclio, se non nell’ occasione che stando a morte l’eccellentissima
signora marchesa, donna Ginevra Centurioni, per sua divozione gli si portò detta
statua.
Intanto mentre le parti cercavano di accaparrarsi testimonianze favorevoli e
decisive, la porta della discordia restava chiusa, perché in quell’ incessante
produzione di documenti la Regia Camera della Sommaria non aveva elementi
inoppugnabili per decidere. Così il marchese, per offrire un documento più
probante chiese, il 22 dicembre 1752, ed ottenne la copia dell’apprezzo della
Terra di Pietravairano, fatto il 27 novembre 1684. In esso venivano descritte la
Terra e le sue porte nella maniera che segue.
In primis la Terra della Pietra prope Vayranum, sita e posta in Terra di Lavoro,
dista da questa fedelissima città di Napoli miglia 34; da Capua miglia 18; da
Tiano miglia 6: da Vairano miglio uno, da Marzano miglia 8, da Piedimonte miglia
12.
Si va in essa Terra per buone e commode strade di estate e d’ inverno, così a
piedi, come a cavallo, lettica, galesso e carrozza, e si ritrova esser situata
nella falda di una montagna acqua pennente di forma semicircolare, viene serrata
parte da proprie mura, e parte dalle mura dell’ abitazioni di essi cittadini, e
con alcune torri tramezzate, con che si rende sicura da un improvviso assaldo,
si ascende in essa Terra con larga, e lunga strada dal piano, sin dentro di essa
anco con carrozza, proprio dove si dice la Piazza, entrandosi in essa Terra per
la porta si dice della Piazza, quale vine difesa da due torri, fra quale è il
loggione guarnito con merli di fabrica, quali sono guarniti con moschettoni,
difendendo essa porta, ed oltre la porta suddetta si entra in essa Terra per
altre cinque porte, e sono la Porta del Pertuso, la Porta di S. Sebastiano, la
Porta della Grotta, la Porta della Vigna e la Porta Nova.
La replica dell’Università non si fece attendere e si concretizzò il 30 gennaio
1753 con la presentazione di un documento tratto da un altro apprezzo della
Terra, fatto nel 1683. Si trattava di una copia del capitolo nel quale si
descriveva il palazzo baronale, descrizione dalla quale gli amministratori erano
certi di poter trarre indicazioni favorevoli alla riapertura della porta.(10)
Intanto l’Università ricominciò la raccolta di testimonianze che dall’ 8 marzo
in poi si spostò nei paesi limitrofi a cominciare da Marzano che ne offrì tre.
Seguirono Marzanello (18 marzo) con nove, tra le quali quelle del sindaco,
Andrea Venditto, ed il cancelliere, Nicola di Sano; Vairano (24 marzo) con 18,
comprese quelle dei sindaci Antonio d’ Arezzo, Clemente d’Alfonso e Francesco
Caiazza, ed il medico Giovanni d’Apice; Prata, Letino e Valle di Prata (16
giugno) erano presenti con rispettivamente con 10, 15 e 16 testimoni, tra i
quali il sindaco di Letino, Basilio Fortino e due eletti di Valle di Prata,
Fancesco Lanni e Filippo Pisaturo; Ciorlano, Fossaceca (Fontegreca) e Baia (17
giugno) collaborarono con 15, 27 e 13 firmatari, tra essi i due sindaci di Baia,
Sebastiano Gio….? e Ferdinando di Tomaso; Pietramelara (18 giugno) con i due
sindaci Innocenzo Maggi e Tomaso di Padre.
Infine la raccolta si estese fino a Napoli, dove (30 giugno), insieme al dottor
Andrea Liguoro, governatore di Pietravairano nel 1744-45, testimoniarono perfino
il capitano don Claudio Francesco Dauriere, il tenente don Antonio de Cramont ed
il sottotenente don Giovan Battista Fichallette, ufficiali del Reggimento d’
Infanteria Vallora de Haynault, distaccati nel 1747 a Pietravairano.
Nel luglio dello stesso anno si schierò a favore dell’Università l’ex
governatore Vincenzo Cirella di Teano, in carica nell’ anno 1731-32. A questo si
aggiunsero gli amministratori di Riardo, Biaso Parillo, sindaco, Giovanni Ruozzo
e Gaetano Ferro eletti. Poi i canonici don Antonio Zanfagna, don Francesco e don
Benedetto d’ Alfonso, ed il sacerdote don Giuseppe Sisto, tutti di Vairano.
Ultimi, il 7 gennaio 1754, quattro cittadini di Rocca romana con i loro sindaci,
Innocenzo di Buono e Giovanni Varra.
In soccorso del marchese venne (28 maggio 1753) il padre bacelliere Fra Marc’
Antonio de Angelillis, domenicano nel monastero di S. Tommaso d’ Aquino di
Piedimonte, che, sotto giuramento, dichiarò che essendo stato per più anni nel
Monastero di S. Maria della Vigna aveva visto la porta essere aperta o chiusa a
volontà del marchese. Altrettanto affermarono il dottor fisico Pietro de Rinaldo(11),
Giovan Battista Cicerchia, Giacom’ Antonio Gauzio ed il sacerdote Simone d’
Ambrosio, tutti di S. Angelo(12), e Eraclio Ciorlano e Tommaso Antonio Prete di
Vairano.
A
tutto questo rincorrersi di prove il marchese volle aggiungerne una che
pubblicamente ed inequivocabilmente confermasse il suo diritto. Perciò, l’otto
giugno 1753, Ottava del Corpus Domini, tramite il suo amministratore, fece
sapere all’ arciprete, don Vincenzo Perrotta, di essere propenso a riaprire la
porta per far passare la processione. L’arciprete, indeciso sul da farsi, chiese
il parere dei canonici(13) che avrebbero preso parte alla processione, ed,
ottenutone il consenso, si fece la processione passando attraverso il cortile
del palazzo marchesale. Di tutto ciò, a richiesta del marchese che voleva
ufficializzare l’evento, il notaio Eraclio d’Agnenica redasse un dettagliato
atto pubblico, la cui copia venne allegata agli atti del processo.
Intanto, mentre l’intero anno 1753 era trascorso alla raccolta delle
testimonianze e di altri documenti, la porta era rimasta chiusa ed i cittadini
si stavano rassegnando a quella realtà che li costringeva a cambiare le loro
abitudini.
Finalmente, nel gennaio del 1754, tutte le carte vennero presentate nel
tribunale della Regia Camera della Sommaria, il quale, riprendendo una vecchia
richiesta del marchese, pensò di far intervenire un ingegnere super partes,
che, portatosi sul luogo della controversia, avrebbe dovuto farne una pianta
corredata da una relazione. L’ ordine venne dato il 6 febbraio 1754 dal
presidente della Camera della Sommaria, Saverio Garofalo, che concesse due
giorni di tempo alle parti per comunicare i nomi degli ingegneri non graditi.
Al rifiuto dell’Università che affermava non esservi bisogno di un ingegnere
trattandosi di ripristinare un diritto di passaggio, il Grimaldi passò gli atti
all’avvocato del Fisco Regio, un tal cavalier Vargas, il quale recatosi sul
posto ne fece relazione alla Regia Camera. Le conclusioni del Vargas, favorevoli
al Grimaldi, non piacquero all’ Università che cercò di averne altra di sua
maggior sodisfazione dall’ illustre marchese Mauri altro avvocato fiscale.
A
questo punto il procuratore del marchese presentò, in contraddittorio con la
parte avversa, la pianta del palazzo e del luogo in controversia al marchese
Mauri che l’accettò per vera. Inoltre il procuratore fece notare che
essendovi dalla parte di occidente del cortile suddetto esteriore una porta più
grande, in dove sono scolpite in marmo le armi della famiglia Grimaldi, e
chiudendosi questa, sopra la quale sin’ ora non è caduta controversia,
resterebbe inutile l’altra, perché quelle persone, che sarebbero entrate dalla
detta porta più piccola dalla parte di oriente situata vicino la casa del detto
magnifico dottor Albani, non avrebbero avuto uscita.
Perciò il marchese Mauri, dopo il contraddittorio, si accorse che la relazione
del governatore di Marzano non aveva alcuni valore e perciò c’era bisogno del
già richiesto intervento di un ingegnere, richiesta che il commissario Garofalo
inoltrò alle parti in data del 28 maggio 1754. Ma a sua volta il marchese
rispose che la sua ragione era inoppugnabile e che non c’era più bisogno di una
ricognizione dell’ingegnere.
A
questo punto, il giorno seguente, il tribunale stabilì che la richiesta di
ripristinare il passaggio (restitutio ad integrum) non poteva essere
accolta, pertanto la porta poteva essere aperta o chiusa ad arbitrio del
proprietario, il marchese Grimaldi.
Immediate furono le proteste, le suppliche e gli incessanti interventi dei
procuratori d’ ambo le parti che si protrassero per tutto l’anno 1755, finchè il
16 marzo 1756, un nuovo decreto del commissario don FilippoCorvo conferma la
precedente sentenza. Al che gli amministratori dell’Università, i sindaci Nicola
di Zuoglio, Giuseppe Mariano e Antonio Rega, e gli “eletti”, Pietro di Scuorpo,
Pietro Massarotti e Domenico Iasimone, replicarono convocando, per il 9 maggio
un pubblico parlamento. Si chiese l’invio dell’ingegnere, a spese del marchese,
e contemporaneamente, pagato dall’ Università, la presenza del commissario
Corvo, il quale su la faccia del luogo dar debba quelle provvidenze, ed
ordini che, meglio stimerà di giustizia.
Alla susseguente convocazione delle parti, il 22 maggio, davanti al commissario
Corvo, il procuratore del Grimaldi affermò che il parlamento del 9 maggio non
poteva aver luogo dovendosi deliberare una spesa grave a danno
dell’Università doveva essere confermato di Real assenso. …Onde è che non
può quello aver luogo. Inoltre il procuratore chiese che la spesa per
l’intervento del Commissario doveva essere messa a carico dei 197 cittadini che
avevano partecipato al parlamento e sottoscritto la richiesta, alla quale si era
associato, con la sua presenza, anche il governatore di Marzano, Antonio
Avitabile. In alternativa il procuratore propose che si tenesse un altro
parlamento dove dovevano intervenire anche quei cittadini che non avevano
partecipato al primo.
Così termina la presentazione dei documenti, tra i quali quello decisivo è il
decreto del 16 marzo 1756 col quale don Filippo Corvo dava definitivamente
ragione al marchese Grimaldi. Si chiuse così una lunga contesa giudiziaria che
aveva tenuto in grande ed ansiosa aspettativa, per opposte ragioni, tutti i
cittadini di Pietravairano, e creato anche qualche inutile rivalità su di una
situazione ancor oggi di discutibile interpretazione.
*
* *
Documento
Ritrovasi nell’ entrarsi essa Terra per la porta si dice della Piazza il palazzo
baronale, il quale è molto magnifico ornando grandemente essa Terra, con la sua
prospettiva, quale si ritrova esser sito, e posto dentro di quella, e proprio
dove si dice la Piazza, consiste in uno entrato tonno s’ entra ad un cortile ad
un cortile coverto a lamia se va fuora al discoverto, a destra se ritrova una
stanza grande ad uso di stalla, coverta a lamia capace per quattordici cavalli,
a sinistra se ritrova un’ altra stanza a lamia, siegue accosto passetto s’ entra
ad un' altra stanza grande coverta a travi divisa con cancello di legname la
metta per uso di stalla, l’ altra mettà per uso di carceri civili, che piglia
lume, con fenestra, con cancellata di ferro dalla parte della strada, da essa s’
entra ad un’ altra stanza per uso di carceri criminali.
E
tornando al predetto cortile discoverto, se ritrova grada (gradinata). di
fabrica coverta, in mezzo la tesa a sinistra, se ritrovano quattro camere, due
di esse coverte a travi altre due a lamia, siegue detta grada s’ ascende ad una
comoda sala, coverta con tempiatura di tavole piana, nel mezzo, l’ impresa della
casa Grimaldi pittata a fresco, al piano di essa sala si ritrova la cappella con
tre altari, con sue cone, e frontespetij di stucco, dietro la sua sacrestia,
siegue una porta, dalla quale con passetto s’ entra ad alcune camere del quarto
si descriverà, siegue un’ altra porta, dalla quale s’ entra ad un’ altra stanza
per uso di riposto, siegue la comodità della cisterna, siegue un’ altra porta,
dalla quale s’ entra ad una camera coverta, con tempiatura di tavole piana, a
destra, se ritrova la stanza prima descritta, che tiene porta alla sals, e dalla
medesimama camera, con grada di fabrica si cala ad’ un quarto inferiore
consistente in una stanza coverta, con tempiatura di tavole quadrellata, al suo
piano sono altre due camerette, e due camerini per una di esse per grada di
fabrica si cala ad un ballaturo a destra si ritrova una stanza grande mettà
coverta a trave con pilastri et archi di fabrica, a sinistra se ritrovano altre
due stanze, a destra della prima di esse se ritrova grada di fabrica, per la
quale s’ ascende ad un giardinetto, del quarto superiore però al presente se
ritrova fabricato.
Ritornando nella camera predetta del quarto superiore da essa s’ entra ad altre
due camere simile dall’ ultima di esse se va fuora ad una loggia discoverta
formata sovra la porta della Terra, che si dice della Piazza, quale è guarnita
con merli di fabrica fra essi se ritrova guarnimento di moschettoni per la
difesa di esa porta da dentro, e fuora, ritornando a detta camera da essa s’
entra ad un camerino, dal quale s’ entra ad una camera grande, a sinistra della
quale se ritrova una loggia sfinestrata, coverta, con tempiatura di tavole con
fontana d’ acqua a forza, da essa con grada di fabrica discoverta si cala ad un
giardinetto dove sono alcune poche agrume con la comodità della cisterna, et
altra fontana a forza si passa da esso ad un coverto a travi formato sotto detta
loggia di prima descritta, quale similmente è sfenestrata, siegue in testa esso
giardino un altro cortile discoverto, che corrisponde alla strada publica, che
li è dietro, in esso se ritrova la cappella sotto titolo di S. Caterina, dove si
celebra ogni giorno, se ritrova anco in esso cortile la comodità della
peschiera, et vollera, e da esso giardino con fenestra, con cancello di ferro
dentro un ristretto di tavole si vede la santa messa-
Ritornando a detta loggia superiore da essa con corridoro discoverti se passa ad
una stanza grande mettà coverta a travi per uso di granaro, siegue accosto due
camere, una sopra l’ altra. Ritornando alla camera di sopra accennata s’ entra
da essa ad un’ altra camera che piglia lo lume dalla loggia predetta, e dalla
prima camera oltre un ristretto se trova in esso se passa ad un’ altra camera
quale corrisponde alle prime camere di sopra descritte, a sinistra se ritrova
un’ altra camera dalla quale con scalandrone s’ ascende a due stanze ritornando
alla predetta in testa se ritrova un’ altra camera accosto passetto che va fuora
alla sala conforme di sopra si è detto da esso se va fuora ad un discoverto
formato dietro la cappella, da esso con grada di fabrica s’ ascende ad un vacuo,
parte coverto a tetto parte discoverto, dove è la comodità del forno, e con un
piede di fico, a destra con pochi gradi s’ ascende a tre stanze, una di esse per
uso di cucina, ritornando al corridore predetto in esso si ritrovano due porte,
una di esse entra alla prima camera di sopra descritta, l’ altra alla cappella,
e con altra porta nel medesimo corridore con scalandrone si ascende ad alcune
stanze che sono per uso di guardarobba al numero di otto coverte a tetto, con
due penne, ritornando alla sala predetta incontro la cappella se ritrova un’
altra porta, dalla quale con grada si fabrica s’ ascende ad un ballaturo dove è
grada a lumaca che cala alle stanze inferiore di sopra descritte, segue detta
grada s’ impiana ad un altro ballaturo, a destra del quale se ritrovano cinque
stanze coverte con tempiatura di tavole, ed a sinistra del medesimo ballaturo se
ritrova un altro quarto consistente in quattro stanze coverte con tempiatura di
tavole quadrellate, dall’ ultima di esse se rivolta ad altre tre camere simile,
e ritornando alla predetta con una tesa di grada di fabrica, e per portella vi
va fuori alla strada predetta sopra esso quarto se ritrova la comodità del
granaro coverto con canali di creta per il contenuto di dette stanze ritornando
al piano della sala predetta accosto la grada a sinistra l’ entrarsi se ritrova
un altro quarto, al quale s’ entra da essa sala con due porte, consistente in
due stanze loggia discoverta con fontana a forza, e con atrio coverto a travi,
dal quale con porta ferrata si va fuora alla strada publica.
Detto quarto è habitato dal dottor don Giovan Battista Grimaldo, quale da me non
si è riconosciuto da dentro, stante non vi erano le chiavi, ben vero ho quello
riconosciuto dalla parte del quarto superiore descritto di sopra e dal piano
della medesima sala accosto la grada maggiore a destra se ritrova un'altra
portella, da essa con grada di fabrica s’ ascende ad una camera ed a fede ita
est. Napoli li 30 gennaro 1753
Io Bernardo Davino subalterno del S. R. C.
di detta causa fo fede come sopra
(*) Gli atti del processo sono conservati presso l’ Archivio di Stato di Napoli,
fondo Pandetta dei Processi Civili. Ordinamento Zevi Fs 148/2
(1) Vedi R. Cifonelli, I Parlamenti della Terra della Pietra nella prima metà
del 18° secolo,in Annuario 1986 dell’ Associazione Storica del Medio
Volturno
(2) Una controversia riguardava li territorij a Selva delli quali non ostante
che ne esigesse dall’ Università doc. (sic) ne pretese la relassatione,
ed essendosi detta Università difesa nel S. R. C. si ritrova per ora sospeso il
pagamento. L’ altra fu per la bagliva, per la quale detto illustre
marchese pretese astringere essa Università al pagamento dell’ annui docati 54,
quale pretentione diede motivo all’ Università di dimandare il pagamento de
proventi civili.
(3) Il Pisacane e quattro soldati erano del feudo di S. Angelo Raviscanina,
anch’ esso posseduto, insieme a quello di S. Felice, dal marchese Grimaldi
(4) Era detto Erario il tesoriere ed amministratore del feudatario
(5) A questo registro si iscrisse, il 5 novembre del 1683, anche Silvio
Cicerchia di S. Angelo Raviscanina, che vi fu ammesso dopo aver sostenuto il
prescritto esame presso il Sacro Regio Consiglio.(A.S.N. S.R.C. Processi Civili.
125/110
(6) Il governatore era un funzionario che rappresentava la Corte Regia della
quale curava gli interessi. Generalmente durava in carica un anno seguendo i
limiti di tempo assegnati agli amministratori locali che entravano in carica il
1° settembre e ne uscivano il 31 agosto successivo.
(7) L’Università della Pietra era amministrata da tre sindaci e quattro
“eletti”, che erano scelti in pubblico parlamento agli inizi del mese di
settembre. Duravano in carica un anno. Vedi R. Cifonelli, I Parlamenti della
Terra della Pietra nella prima metà del 18° secolo, A. S. M. V. Annuario
1986, pagg. 49 e segg.
(8) In quel tempo la festività del Corpus Domini, detta Ottava del Corpus
Domini, cadeva sessanta giorni dopo la Pasqua, sempre di giovedì..Oggi invece
questa è posta nella domenica seguente il sessantesimo giorno dalla Pasqua.
(9) Per l’ esatta ubicazione vedi la descrizione del palazzo marchesale.
(10) Tale descrizione è riportata integralmente al termine di queste note ed
affidata a quanti volessero farne una ricostruzione grafica.
(11) Dal citato articolo di R Cifonelli risulta che Pietro de Rinaldo era stato
governatore della Pietra nel 1718-19 e, come dottor fisico, vi era stato medico
condotto dal 1717 al 1723
(12) A quel tempo il marchese Giovan Battista Grimaldi era padrone anche del
feudo di S. Angelo Raviscanina, pertanto gli amministratori credettero opportuno
tacere. Si schierarono invece le succitate persone. Ma tacque anche il feudo di
S. Felice, anch’ esso posseduto dai Grimaldi.
(13) I canonici erano don Eraclio Pone, don Eraclio de Felice, don Pietro de
Robbio, don Domenico Cannalnga, don Giovanni di Cerbo, don Fabio Pitocco, don
Geronimo de Scorpo, don Giovanni Battista de Agnenica e l’ arciprete don
Vincenzo Perrotta.
POPOLAZIONE DI
PIETRAVAIRANO DAL 1532
|
ANNO 1532 |
ABITANTI 1002 |
FUOCHI 168 |
|
ANNO 1545 |
ABITANTI 2076 |
FUOCHI 346 |
|
ANNO 1561 |
ABITANTI 2236 |
FUOCHI 406 |
|
ANNO 1595 |
ABITANTI 1764 |
FUOCHI 294 |
|
ANNO 1648 |
ABITANTI 1764 |
FUOCHI 294 |
|
ANNO 1669 |
ABITANTI 1542 |
FUOCHI 257 |
|
ANNO 1737 |
ABITANTI 1500 |
FUOCHI 250 |
|
ANNO 1804 |
ABITANTI 3000 CIRCA |
FUOCHI
|
|
ANNO 1852 |
ABITANTI 4000 CIRCA |
FUOCHI |
|
ANNO 1915 |
ABITANTI 3024 |
FUOCHI |
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