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NE BUGIA NE VERITA', SEMPLICEMENTE "UNA BUFALA" Dal Corriere della Sera di giovedì 12 maggio 2005. Uno dei tratti salienti della nostra cultura è che è pervasa da una gran quantità di "Stronzate ". Tutti lo sanno. Ognuno di noi contribuisce con la propria quota.Eppure tendiamo a dare questa situazione per scontata. Quindi siamo seri : qui si sta parlando dell'arte di spararla grossa , di confondere le acque , di inquinare la cultura. Stiamo parlando , secondo il Professore FRANKFURT, filosofo morale , autore del libro "ON BULLSHIT" di una delle malattie più diffuse e micidiali del nostro tempo. L'autore definisce la "Stronz........" nella sua accezione più alta praticata per esempio dai politici, come ne verità ne menzogna. Centrale infatti al concetto di " Stronz......" è infatti l'indifferenza verso la verità. La persona sincera e il mentitore si trovano ai lati opposti dello stesso tavolo da gioco, in quanto entrambi conoscono la verità. Il "BULLISHIT ARTIST " invece se ne infischia. Lui usa la bugia per un fatto strumentale, ovvero per confondere le acque, per inquinare, per mestare. Il Professore Americano, ovviamente, bada a tenere le sue analisi filosofiche al di sopra delle parti politiche, ma la stampa americana, ha voluto, "identificare" il BULLISHIT ARTIST più rappresentativo degli Stati Uniti con il Presidente Bush. Quando in un discorso sullo stato dell'Unione dell'anno 2003 , disse testualmente: "Il governo Britannico è venuto a conoscenza che Saddam Hussein ha recentemente acquistato significative quantità di Uranio dall'Africa". La verità è che l'America in quel momento non aveva alcuna prova a sostegno di quella affermazione, che stava per giustificare una guerra. Il BULLISHIT ARTIST se ne infischia tanto della verità quanto della menzogna. A lui sta a cuore solo farla franca con ciò che dice. E' qui sta la pericolosità sociale della " Stronz...... nel diffondere l'idea che " tanto è impossibile sapere come stanno veramente le cose ". Ma il fatto preoccupante secondo il Professore, Frankfurt sta nel fatto che il cittadino,il pubblico, attraverso i media, mostra benevolenza nei confronti dei " BULLSHIT ARTIST " e li preferische nei confronti di coloro che dicono la verità. CONCLUSIONI: Ogni nazione ha i suoi BULLSHIT ARTIST , ogni paese ha il suo BULLSHIT ARTIST .
Ti criticheranno sempre
Ti criticheranno sempre,
LE FONTANE I POZZI E LE SORGENTI
La “sorella” acqua da sempre rappresenta un
bene primario e insostituibile per l’uomo. Un tempo nel nostro paese come in
altri che presentano la stessa struttura medievale arroccata su di un colle,
vi erano, in certe zone centrali o lungo le strade più importanti, delle
fonti di approvvigionamento di acqua come sorgenti, pozzi o cisterne dove
ogni giorno le famiglie attingevano acqua per uso domestico. Le fonti più
importanti, nella zona bassa e nella piana, alcune di esse ancora esistenti,
erano :
Il pozzo di" S. Lorenzo"
in via S. Lorenzo, tutt 'ora esistente, (restaurato alcuni anni fa, a cura
dell'omonima associazione costituitasi in onlus), pozzo Campanile che si
trova ancora sulla strada di fronte al cimitero, il pozzo di Vincenzo Riccio
detto il “ Pratellese” in via s. Antonio Abate, il pozzo alla “Taverna”, il
pozzo “monaco” in via Annunziata, il pozzo di Pietro “mustaccio” in via
Rivozzo, il pozzo della masseria Cerbo in via Campo di Santo.
Le sorgenti che rappresentavano anch’esse
fonti di approvvigionamento per la popolazione stavano in zone più lontane
dal paese e nelle campagne.
Quelle più importanti per quanto riguarda la
quantità di acqua e quelle che duravano di più durante il periodo estivo ed
anche per un fatto di praticità e di facile raggiungimento per gli abitanti
di Pietravairano, considerato che con l’asino con in groppa di “VARRILI” (
piccoli contenitori di legno ancorati alla sella), erano quella che stavano
nella zona a monte del paese, nella piana di Tramonte, o in quella che
affaccia sulle “terre di Vairano”.
Quelle più importanti che ancora oggi troviamo
presenti nella memoria popolare erano :
La fontana “RIAMMELLA” , in zona Tramonte
all’AIA CANONICA, le sorgenti di “ LE PESCHIERE DI S.GIORGIO, quelle di “CISARELLE”,
le sorgenti di “CECAUCIEGLIU” presso il “SASSONE” di S.Paolo. Un’altra fonte
si trovava presso la zona di S.Pietro, molto distante dal paese,
soprannominata la fontana “ A REGINA A CAVAGLIU MANCONE”.
La fonte più importante in assoluto ,perché la
più usata, dove ancora oggi si và a prendere l’acqua è una fonte-sorgente
presente vicino al Santuario Madonna della Vigna a Pietravairano, un luogo
denso di significati simbolici e religiosi che affondano le radici in tempi
passati, dove si sono uniti la venerazione alla Madonna della Vigna,
all’opera certosina e secolare dei Frati Francescani presenti fino a qualche
decennio fa nel Convento annesso alla Chiesa, opera svolta a beneficio della
cittadinanza in un rapporto di simbiosi, tanto che nella cultura popolare la
presenza dei Frati Francescani del Convento ha un ruolo predominante.
Anche la fonte di acqua , sia perché
posizionata nella immediate vicinanze del Borgo Antico, sia perché gli si
attribuivano particolari qualità, anche terapeutiche, e stata durante i
secoli la più usata dai cittadini di Pietravairano. Tutti i
Pietravairanesi, dai secoli passati ai giorni nostri, sono andati almeno una
volta a prendere l’acqua al Convento, partecipando a quello, che un tempo
rappresentava un “rito” collettivo, che si svolgeva ogni giorno , secondo
regole ed usanze ben precise. L’acqua e stata sin dai tempi antichi , sempre
attinta dalla cisterna-sorgente con il secchio legato alla catena e la
carrucola, solo verso gli inizi degli anni 60° il pozzo e stato dotato di
una pompa idraulica a ruota, da allora si è incominciato ad indicare la
fonte del convento con la dicitura (della pompa). Nella memoria popolare ,
ed in quella dei nostri genitori e dei nonni , è ben presente e vivo il
ricordo di quel “rito” collettivo che si ripeteva ogni giorno e più volte al
giorno, a cui partecipavano tutti gli abitanti dei quartieri di
Pietravairano, quelli di S. Giuseppe, come quelli di S.Caterina, come quelli
da sotto il “Trivio” la Portanuova o della Grotta, tutti andavano al
Convento muniti di recipienti, per prendere l’acqua, anche due volte al
giorno secondo le esigenze della famiglia. La mattina presto, alle cinque, e nel primo pomeriggio, uno o più componenti di ogni famiglia, in genere i più giovani perché gli altri erano impegnati nel lavoro dei campi nelle campagne ,andavano a prendere l’acqua al Convento, è facile immaginare considerato la densità di popolazione e l’elevato numero di famiglie che abitavano a quell’epoca nel paese alto, quante persone contemporaneamente si ritrovavano lungo le stradine del paese, o al Convento per prendere l’acqua munito di recipienti di ogni tipo, che venivano portati in mano o irti sulla testa. Questi recipienti che avevano una capienza che andava dai 4 litri dei più piccoli fino ai 10-15 litri dei più grandi erano di terracotta smaltata o di legno, avevano delle forme arrotondate, ed erano dotati di grandi manici, per essere facilmente portati a braccio o in testa, venivano chiamati, “Lancelle, Lancilloni, Varrili, e Varreccia “.
La mattina ben presto, tutti si incamminavano
lungo le stradine ed i vichi del paese di Pietravairano, accompagnandosi
lungo il tragitto con altri, e tutti insieme a gruppi arrivavano nei pressi
del convento dove bisognava attingere l’acqua dal pozzo-sorgente, i più
anziani ancora oggi viventi narrano di un numero a volte anche di 50 persone
che si ritrovavano in certi momenti al Convento tutti insieme a prendere
l’acqua. Secondo questi testimoni, una volta arrivati sul luogo bisognava
attendere la fila, in quanto era possibile attingere acqua solo uno alla
volta. Ecco allora che tutti ordinatamente, depositavano allineandoli uno
dietro l’altro i recipienti fino a raggiungere una fila lunghissima, anche
di centinaia di “lancelle, lancillotti, verreccia a varrili”.
Mentre si attendeva il proprio turno ecco che
le ragazze si raggruppavano e conversavano tra di loro, mentre i ragazzi
impegnavano il loro tempo di attesa facendo i più svariati giochi, il gioco
più popolare di allora era il gioco della “breccia”, esso consisteva
nell’accostare lanciandole sotto al muro, le pietre di fiume di forma
arrotondata e piatta, di 5-10 cm che ogni ragazzo portava con sé in tasca.
Il tempo di attesa era abbastanza lungo a volte si protraeva anche per
qualche ora, prima che
arrivasse il proprio turno, per girare la
ruota e riempire il proprio recipiente, sicché, tutto questo tempo veniva
speso per giocare conversare, ma anche per approcciare rapporti di tipo
sentimentale.
E certo ,che per intere generazioni,
moltissimi “amori” sono sbocciati e molti fiori d’arancio sono fioriti sul
convento nel momento in cui si andava a prendere l’acqua, o lungo il
tragitto, per le stradina e i vichi e i “suppuortici” presenti nel centro
storico. Di conseguenza molte “lancelle” portate sul capo si sono rotte,
cadendo, quando l’emozione di un amore che stava per sbocciare, metteva in
crisi il necessario equilibrio per portarle irte sulla testa. Insomma non
c’è mamma , zia ,o nonna che non abbia “subito” il cosiddetto “MBUOSTU” ,
era cosi chiamato il primo approccio amoroso, la classica dichiarazione
amoroso, che i ragazzi uscendo dai vicoli all’improvviso, facevano alle loro
“vittime” predestinate, che spesso erano consenzienti e aspettavano con
ansia quel momento.
TI RENDI CONTO DI VIVERE NEL 2006/2014 QUANDO... 1. Per sbaglio inserisci la password nel microonde. 6. Rimani in macchina e col cellulare chiami a casa per vedere se c'è qualcuno che ti aiuta
a portare dentro la spesa..
anni della tua vita, ora ti crea il
panico e ti fa tornare indietro per prenderlo. 11. Cominci ad arrovellarti il cervello alla ricerca di modi per
sorridere. ( : ) (o)
E ora
sei tornato indietro per vedere se davvero manca il punto 9.. autore: Gianfranco Lucia Roma Ricevuto il:3/05/2006 dal CORRIERE DELLA SERA DI VENERDì 3 DICEMBRE 2004. CORREVA L'ANNO 1939 LA CASSETTA DELLE LETTERE USATA DAI SOLDATI ITALIANI IN ALBANIA. Tirana, era il 1939 Mussolini invase l'albania, circa 118 mila soldati italiani la presidiano durante il conflitto mondiale. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, Hitler si affretta a spedirvi le sue truppe, così circa 75mila dei nostri soldati finiscono prigionieri dei Tedeschi, e vengono trasferiti nei campi di concentramento nazisti. Altri 20mila si nascondono, li accolgono i contadini Albanesi,gli cambiano il nome e li vestono con Geleshe un bianco copricapo. Più di 10mila vagano in attesa di un rimpatrio che più tardi arriverà. "Un Generale italiano nella Chiesa di di S.Paolo a Durazzo, affermava:" hanno detto che ci verranno a prendere". Ci fu un anno di blackout completo, dall'Italia partivano lettere che non arrivavano a destinazione, fu un anno di complete privazioni, dove c'era la mancanza di cibo e di ogni altra cosa, queste lettere ritrovate nell'archivio di Stato Albanese, parlano il linguaggio popolare, e gridano la sofferenza dei soldati , delle loro madri e mogli che stanno in attesa di notizie. Nel 1945 qualche notizia incomincia ad arrivare, è scritto in una lettera : "Tua cugina Rita si sposò col soldato che sai tu e otto giorni dopo sposò anche Ninuccio,la moglie che si prese è di Cassano. Festosa anche l'accoglienza riservata ad Antonio della provincia di Benevento,dice il cognato : " aspettiamo la tua venuta per farci una sciambagnata tutti insieme che io con mia moglie tia biamo stipate nove bottiglioni di vino da due anni".... Gaetano scrive il 24 novembre 1944, di aver passato tre Natali tristi senza i suoi genitori.... Erano più di una decina i i giovani soldati di Pietravairano impegnati sul fronte Greco-Albanese anche loro hanno raccontato di stenti e di fame, durante quegli anni di prigionia.
ANSIA Tra poco tocca a me. Tra poco. Manca poco. Questione di minuti. Solo un pò di tempo per rilassarmi, concentrarmi, ripetere un pò la parte. Poi mi tocca. Anzi ripetere no, meglio di no, dicono che non bisogna ripetere troppo, dicono che ripetersi le cose nono serve, che mette ansia. Niente ripetizioni. Concentramento , quello si, io sono qui e devo fare questa cosa, consapevolezza, consapevolezza dello stato del momento. Come sono? Sono teso? Sì, sono teso, ansioso, preoccupato, affamato, e se va male? Se faccio una figuraccia ? Se qualcuno ride? Devo rilassarmi, stendermi stare calmo. Questo devo fare in questi pochi minuti.Stare calmo, rilassarmi. Ci ho all'incirca un paio di minuti. Non devo pensare a niente. Due miniti. Due minuti per non pensare a niente. Due minuti . Sono pochi due minuti, sono pochi ! Solo due minuti mancano, solo due minuti. Più o meno tra due minuti toccherà a m, dovrò andare lì, davanti a tutti, davanti a tutta quella gente!..................... Pensa Mi sa che ci siamo quasi, vedo che qualcuno che mi sta facendo segno. Fai il vago però, non far vedere che sei teso, su, un minimo di decenza, rilassati un secondo, stai sudando come un porco, pensa dopo che ti guarderanno tutti, sotto i riflettori, con la tensione addosso, allora sì, altro che adesso. Calmo. dunque pensiamo un pò a quello che devo dire : io vado là e....sì. Occhei , occhei. Io vado là e quello sicuramente mi ........ cioè prima magari mi saluterà, e allora io devo far vedere che sono educato, devo far vedere , buongiorno devo dire, buongiorno. Devo farlo o no il sorriso quando dico buongiorno? Forse poi sembra che me lo voglia arruffianare , che magari , io lo so che magari la gente poi pensa di tutto. Buongiorno. Buongiorno: E poi comincerà a chiedermi, a farmi la prima domanda , ed io dovrò rispondergli subito, senza far vedere che sono teso, devo rispondergli, tanto lo so quello che devo dire, no? Ho studiato , sono preparato , lo so, sono tranquillo. Però, tremo, tremo come un coniglio, porca miseria. Il fatto che a prima domanda magari è semplice , ma poi quello continuerà a chiedere, chiedere, a dire " E poi ?" . " E poi ?", e allora io.... madonna mia : Speriamo bene , speriamo. ...........Oramai sono soltanto secondi, sono, solo secondi. Mi raccomando, calmo. Vai lì, tranquillo, lì davanti, calmo: dai che è una stronzata, su dai . E' il numero ventisette poi ci sono io, tocca a me tocca, eccolo, tocca a me, sono solo secondi, istanti, attimi , eccolo mi stanno guardando tutti. Poi arriva lui , eccolo, chiama il ventotto, sono io. Buongiorno. devo pensare, pensare, non farmi prendere dal panico, pensare , concentrarmi. So quello che devo dire, lo so, l' ho studiato. Calmo. Un etto di prosciutto per favore. Crudo, sì. Crudo. Autore Elio Germano
Estate 2006 Fa caldo i telegiornali c'e' lo ricordano ogni momento mettendoci in allarme, tanto da farci sudare ancora prima di avvertirlo.Il TG4 di Emilio Fede, per esempio , "caldo equatoriale su tutto lo stivale, il gran caldo è sempre più un pericolo sopratutto per gli anziani. Gravi le responsabilità del Governo Prodi, che non ha provveduto alla misure per alleviare le sofferenze di chi più soffre il caldo. Altro avrebbe fatto Berlusconi , magari con i suoi buoni uffici con il governo Finlandese avrebbe spostato le correnti fredde del Nord verso la nostra penisola. Impazzano anche i "consigli" di come difendersi dal caldo. Per esempio :
IL CALDO FA MALE !!!!!! NESSUNO TI DICE CHE D'ESTATE PER DIFENDERSI DAL CALDO E' MEGLIO ESSERE AL MARE O IN MONTAGNA AL FRESCO , DA GIUGNO A SETTEMBRE, ALTRIMENTI VI DOVRA' INDICARE DOVE PRENDERE I SOLDI, E QUESTO E' UN'ALTRA QUESTIONE , CHE D'ESTATE E' MEGLIO NON TRATTARE.
DILUVIANO
...Molte
tra le antiche civiltà hanno al loro interno un punto che le accomuna; sia,
trattato come argomento religioso, sia come epopea o mito di Eroi, sia come
accadimento con crisma di storicità: questo è il Diluvio, o più Diluvi che,
come nel ciclo “Avatarico” Indu, nelle tradizioni Amerinde, e nei loro
paralleli racconti sia degli Aztechi messicani, dei Maya costaricensi e
degli Incas peruviani, esplicitamente pongono un Diluvio alla fine di ogni
Era ciclica; ed il prospetto dei quali ricorda in maniera inequivocabile - a
parte qualche importante variante indigena - quello delle cosmologie
arcaiche del Vecchio Continente. Quale connessione lega tutte queste
civiltà? la risposta più plausibile è il medesimo ceppo arcaico originario,
una civiltà mondiale che si espandeva colonizzando e portando la propria
cultura e religione ai popoli che abitavano i continenti o il continente di
quegli antichissimi tempi, una civiltà che conviveva con ceppi indigeni non
ancora civilizzati (forse un bene per loro), un po’ come oggi noi conviviamo
con gli Indios amazzonici, o gli aborigeni australiani, o tribù
centro-africane. Sconvolgimenti, cataclismi dovuti con tutta probabilità ad
eventi celesti quali la caduta di frammenti di comete, come si può desumere
dal “Libro etiopico di Enoch” o veri e propri asteroidi come quello ritenuto
colpevole 65 milioni di anni fa dell’estinzione dei dinosauri, hanno
decretato la fine di queste civiltà, magari poi una rinascita e nel rispetto
della ciclicità una nuova distruzione. I superstiti o i nuovi creati( questi
per insegnamento), hanno mantenuto un ricordo atavico, e pur nella loro
seguente dispersione e diversificazione territoriale, il retaggio della loro
“unicità” di civiltà progenitrice ancestrale, si possono riconoscere, in
questi miti che affondano le radici in una certezza anche se non ancora del
tutto dimostrata ma sicuramente storica. Il ricordo de “L’età dell’oro” lo Zep-Tepi Egizio “Il primo tempo” quando regnavano gli Dèi e la pace si
estendeva sul mondo è nostalgicamente presente in tutti i popoli. In
Mesopotamia costituisce uno dei principali argomenti delle mitologie sumera
e assiro-babilonese. Addirittura fondamentale sembrerebbe per l'ideologia
religiosa sumera, in quanto il diluvio vi è inteso come l'evento sacro che
divide qualitativamente il tempo in due parti: l'ante-diluviano e il
post-diluviano. Scavi in Mesopotamia testimoniano di una grande alluvione
verificatasi certamente verso il 2900 a. C., agli inizi del periodo protodinastico: tracce consistenti di questo diluvio sono presenti a
Shuruppak, la città del diluvio secondo la leggenda mesopotamica di
Utnapishtim, mentre quelle trovate a Ur appartengono a due diluvi molto più
limitati, uno più recente e uno più antico di quello avvenuto a Shuruppak.
Non altrettanto fondamentale è l'argomento nella posteriore letteratura
assiro-babilonese che, tuttavia, fornisce maggiori ragguagli sulla vicenda
mitica. oltre al problema delle vie e dei tempi di diffusione del racconto,
a partire da una cultura originaria in cui avrebbe preso forma e
significato, sono di fondamentale interesse le differenziazioni dallo schema
comune, per la loro capacità di connotare e qualificare le culture che ne
sono portatrici. come accade in un mito indonesiano (is. di Nias) che parla
di un'inondazione rivolta contro le montagne. La Terra era ancora confusa
con le acque, come appare in numerosi miti cosmogonici, e il diluvio è
inteso come un rinnovamento, una rigenerazione: una specie di grande bagno
purificatore e restauratore delle energie originarie, fonte della rinascita
o della nascita di un'umanità nuova. Tale idea comporta, almeno in potenza,
una concezione ciclica del divenire: quasi che l'umanità perfetta delle
origini si corrompesse con il passare del tempo e, a un dato momento, avesse
bisogno di essere rigenerata per dar vita a un nuovo ciclo. Platone narra,
del Diluvio atlantideo, e il riferimento cronologico di cui egli parla
(9.000 anni prima del millennio dei propri contemporanei - tale sarebbe la
distanza dell'avvenimento citato) è un riferimento generico, da intendere
nel senso che l'evento si era verificato 9 millenni prima; cioè, secondo
l'attuale datazione, nell'XI millennio a.C. Il calcolo astrologico dà
esattamente la data del 10.960 a.C., scadenza ciclica del "Diluvio di
Acqua". Precisa che i Greci rammentavano nelle loro memorie solo l'ultimo
Diluvio, di Deucalione e Pirra, ma che molti altri ne erano capitati in
tempi più remoti. Non solo, ma aggiunge che tale tipo di fenomeno sarebbe
avvenuto "di nuovo nel solito intervallo d'anni", mostrandoci dunque che non
era questione di favoleggiamenti - come purtroppo molti da allora fino a
oggi hanno supposto - bensì di "vera storia". La Mesopotamia tratta a sua
volta del Diluvio nell'Epopea di Gilgamesh, nell’Atra-Hasis, e nel mito
Sumerico del Diluvio di Ziusudra; la Bibbia con il suo Noé, (racconto di
chiara provenienza mesopotamica),e con essa le varie versioni tratte da
libri apocrifi. Qui è intenzione di dare un’esposizione ampia dove è
possibile delle opere riguardanti il Diluvio, per dimostrare la tesi
dell’unica civiltà generatrice, cercando in questo modo di far riemergere
una storia, un nostro passato, velato, dimenticato, relegato a mito, che non
ha diritto di “abitazione” nell’ortodossia accademica, ma che ci risponde a
tante domande e soprattutto ci appartiene.
Essere come la moglie di Cesare – Essere al di sopra di ogni sospetto. Plutarco, nel decimo capitolo della Vita di Giulio Cesare, ci dice che in occasione di una festa dedicata alla dea Bona, cui potevano partecipare soltanto le donne, Pompea, moglie di Cesare, accolse nella sua abitazione, un suo spasimante, Publio Clodio, travestito da suonatrice. Ma l’inganno venne scoperto e Clodio scacciato via, poi trascinato in tribunale. Cesare, fu’ citato come testimone. Alla domanda del pubblico ministero, rispose che non conosceva personalmente Clodio e che non sapeva nulla delle sue malefatte. Il magistrato non sembro’ convinto di quella risposta e prego’ il dittatore di essere più’chiaro. Al che, l’illustre testimone rispose che la moglie di Cesare doveva essere al di sopra di ogni sospetto.
I CONTI DI CIAMPINO
Si
racconta che Umberto di Savoia, quando si era recato a Ciampino,
da cui stava partendo per l'esilio, era stato accompagnato da un
codazzo di cortigiani, tra i quali si trovavano quelli che
avevano richiesto un titolo nobiliare. si era ritenuto invece che per gratitudine nei confronti di quei fedeli, l'ex re avesse voluto riconoscere loro il titolo comitale e <farli tutti conti>. Può darsi che si tratti d'agiografia, ma il racconto si attaglia bene al fatto che Umberto di Savoia, durante l'esilio, da quanto si diceva, rilasciava titoli nobiliari che ufficialmente non avevano alcun valore (v. nota 5).
7 in condotta note disciplinari
"L'alunno C.M. viene espulso dall'istituto per una settimana, perchè attuava uno scambio di persona col suo gemello, che apparteneva ad un altro istituto" . "L'alunno M.G. al termine della ricreazione sale sul bancone adiacente la cattedra e dopo aver gridato: "Ondaaaa energeticaa" emise un rutto notevole che incitò la classe al delirio collettivo". "L'alunno A.B. dopo essere stato intimato di prendere la porta ed uscire, la scardina e la porta con se' in corridoio". "L'alunno X durante l'intervallo intrattiene dalla finestra dell'aula gli alunni dell'istituto imitando Benito Mussolini, munito di fez e camicia nera, presentando una dichiarazione di guerra all'istituto che sta dall'altra parte della strada" . "L'alunno L. P. alla consegna delle verifiche di inglese, allega alla sua verifica dieci euro" . L'Alunno M. vaga per l'aula in mutande. Si prega di fare fotocopia e far firmare ai genitori. "L'alunna B.M. ha insinuato che la cosa che pesa di più nei miei discorsi è l'alito. Chiedo ai genitori un immediato colloquio" . "Gli alunni F***, G***,E*** in ultima fila "votano" gli interventi dei compagni con delle "palettine" numerate artigianali" . L 'alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori lo riconsegna firmato 2minutii dopo. Sospetto che la firma non sia autentica:D " Farruggia esce alle 10.25 accompagnato dai Carabinieri" . La prof bertoli mi ha messo una nota xk ho chiesto di andare in bagno(erano le 11:00)sono tornato alle 12:37 con un nuovo taglio di capelli . "Alla richiesta della prof. di italiano "dimmi una frase con un congiuntivo" l'alunno M.M. risponde "che tu sia maledetta"". |
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